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Dopo anni di politiche di austerità, culminate in una disastrosa risposta alla crisi economica e finanziaria globale del 2008, le risposte dell'UE e dei suoi Stati membri alle conseguenze sociali ed economiche della pandemia COVID sono state efficaci e solidali.
L'attuale proposta della Commissione europea di rivedere la governance economica e il Patto di crescita e stabilità rischia di spingere i nostri sistemi nazionali verso politiche restrittive che ostacolano i necessari investimenti economici e sociali. Il movimento sindacale europeo è chiamato a mobilitarsi nella lotta per la solidarietà, per strumenti finanziari europei che sostengano crescita sostenibile e occupazione, e per un'economia che dia risultati concreti ai lavoratori, per salari più alti e posti di lavoro di qualità, per una maggiore protezione sociale, per investimenti in servizi pubblici di qualità che garantiscano i diritti di cittadinanza, per una contrattazione collettiva forte e per il dialogo sociale, per i diritti dei sindacati e dei lavoratori, per un aumento degli investimenti pubblici nelle riconversioni industriali, per una politica fiscale giusta e redistributiva.
Le risposte inadeguate dell'Europa alle conseguenze economiche dell'aggressione russa all'Ucraina e al crescente crisi del costo della vita, così come la mancanza di condizionalità sociale nel Piano industriale europeo Green Deal, minacciano di annullare i progressi raggiunti negli ultimi tempi e dimostrano una mancanza di solidarietà.
Nel frattempo, i salari reali sono diminuiti drasticamente e i salari effettivi sono molto indietro rispetto all'inflazione spinta essenzialmente da profitti straordinari e non da aumenti salariali. I salari reali della maggioranza dei lavoratori erano già diminuiti durante la crisi del Covid 19. Non si assisteva a uno sviluppo così disastroso da molto tempo. La massiccia diminuzione dei salari sta determinando un'enorme redistribuzione dal lavoro al capitale. Le conseguenze di questa crisi del costo della vita sono state aggravate dagli attacchi ai diritti sindacali e alle condizioni di lavoro e, contemporaneamente, i tentativi di criminalizzare la solidarietà sindacale internazionale sono sempre più preoccupanti.
Negli ultimi mesi, lavoratori e pensionati sono scesi in piazza in tutta Europa con gli stessi obiettivi: per aumenti salariali, per un lavoro sicuro, dignitoso, stabile e non più precario, per investimenti pubblici, per pensioni eque, per la difesa dell'istruzione, della sanità, dell'assistenza e dei servizi pubblici, per un sistema fiscale equo che tolga a chi è più ricco e a chi specula; per la parità di diritti e di salario tra uomini e donne, soprattutto perché sono le donne le persone colpite in modo più sproporzionato dall'austerità e dai tagli; per un nuovo modello di sviluppo europeo basato sulla transizione giusta, sulla giustizia sociale, sull'equità, sull'inclusione, sulla democrazia reale a partire dai luoghi di lavoro.
Su questi obiettivi, il 15° Congresso statutario della CES riunito a Berlino decide di promuovere un percorso di mobilitazione e di azioni a partire dal mese di giugno con diverse iniziative nazionali che porteranno in autunno a una giornata di mobilitazione europea.
Anche i membri della Segretaria e della Presidenza della CES eletti da questo Congresso parteciperanno attivamente a queste iniziative, per dare forza e unità all'azione sindacale europea.